Zone 30 e città sostenibili: il futuro delle strade sicure e green
Le Zone 30 rappresentano un modello urbano che pone al centro sicurezza, vivibilità e sostenibilità.
Nate all’interno della visione più ampia delle “Città 30”, queste aree si stanno diffondendo in numerose realtà italiane ed europee, con l’obiettivo di: trasformare lo spazio pubblico, promuovere una mobilità più dolce e costruire città realmente a misura di persona.
Quadro normativo e Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030
Le Zone 30 sono aree urbane in cui la velocità massima consentita è di 30 km/h, pensate per ridurre gli incidenti e migliorare la qualità dell’ambiente urbano.
La realizzazione di questo modello si colloca all’interno del Piano Nazionale Sicurezza Stradale 2030, che adotta i principi del Safe System europeo: un approccio che parte dal presupposto che l’errore umano sia inevitabile, ma agisce per prevenirlo e limitarne le conseguenze attraverso una progettazione sicura dell’ambiente stradale.
Uno dei pilastri di questo piano è proprio la gestione della velocità: secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ridurre la velocità media nelle aree urbane è tra le azioni più efficaci per abbattere gli incidenti e la mortalità stradale.
Zone 30 in Italia
L’introduzione delle Zone 30 si sta progressivamente diffondendo anche in Italia, seguendo l’esempio di molte città europee. Alcuni Comuni hanno già avviato progetti strutturati, mentre altri stanno sperimentando interventi localizzati in quartieri residenziali, aree scolastiche o tratti ad alta incidentalità.
Questa evoluzione è sostenuta da una crescente attenzione alla sicurezza stradale e alla necessità di rendere lo spazio urbano più accessibile (e sostenibile) per tutti. Le esperienze più significative arrivano da Bologna, Milano, Lodi, Firenze e numerosi piccoli centri, ciascuno con approcci diversi ma un obiettivo comune: una mobilità urbana più sicura e “lenta”.
Bologna città 30
Bologna è stata la prima grande città italiana a introdurre il modello “Città 30”. L’avvio ufficiale è avvenuto il 1° luglio 2023, diventando effettivo dal 16 gennaio 2024.
Nel primo semestre del 2025, si confermano tutti i principali trend positivi già osservati nel primo anno di applicazione, tra cui:
- diminuzione del numero di incidenti, feriti e vittime, con un forte calo dei decessi, quasi dimezzati;
- incremento degli spostamenti in bicicletta (+19%) e dell’utilizzo del bike sharing (+119%);
- riduzione dei flussi veicolari (-8%) e del traffico inquinante, con un -30% di emissioni che rappresenta il dato più basso degli ultimi 10 anni.
Questi risultati dimostrano l’efficacia di un approccio integrato, che combina gestione della velocità, interventi infrastrutturali e politiche di mobilità sostenibile.
Milano e modelli alternativi
A Milano il dibattito è ancora aperto: con l’ordine del giorno approvato il 9 gennaio 2023, il Consiglio comunale ha chiesto di avviare il processo per trasformare la città in una “Città delle persone”, ispirata al modello Bologna.
Attualmente sono in corso sperimentazioni localizzate in diversi quartieri, in particolare nelle aree residenziali e vicino alle scuole. L’approccio è graduale e mira a raccogliere dati e valutazioni sul campo, coinvolgendo i cittadini nelle fasi decisionali.
Tra le proposte in discussione figurano:
- l’adozione di un piano strategico per la mobilità dolce;
- l’ampliamento delle Zone 30 esistenti;
- l’introduzione di interventi per la moderazione del traffico, come dossi, attraversamenti protetti e nuova segnaletica.
L’intento è costruire un modello adattabile alle specificità dei quartieri, con l’obiettivo di migliorare la sicurezza e la qualità dello spazio pubblico.
Altri contesti: Lodi, Firenze e reti minori
Anche realtà di medie dimensioni stanno investendo in sicurezza stradale e vivibilità urbana attraverso l’introduzione delle Zone 30.
A Lodi per esempio, l’amministrazione ha avviato un piano ambizioso che prevede l’attivazione di 22 nuove Zone 30 su oltre 400 strade, con interventi mirati soprattutto nei pressi di scuole, parchi e aree residenziali.
Anche in Toscana, diverse città – tra cui Firenze, Prato e Arezzo – stanno adottando misure coerenti con i principi delle Zone 30, come la messa in sicurezza degli accessi scolastici, l’introduzione di attraversamenti rialzati e zone pedonali temporanee: tutti interventi integrati nei PUMS o sostenuti da fondi regionali per la mobilità sicura scolastica.
Queste esperienze mostrano come il modello possa adattarsi in modo efficace anche nei contesti urbani più piccoli, contribuendo a una rete nazionale sempre più attenta a sicurezza e qualità della vita.
Benefici comprovati delle Zone 30
Le Zone 30 non rappresentano soltanto una scelta politica, ma una strategia efficace fondata su evidenze concrete.
Le città che hanno adottato limiti di velocità a 30 km/h hanno registrato significativi miglioramenti in termini di sicurezza stradale, con una riduzione degli incidenti, dei decessi e dei feriti.
Oltre ai benefici per la sicurezza, queste zone contribuiscono a rendere l’ambiente urbano più vivibile: meno traffico, meno inquinamento, meno rumore. La moderazione della velocità favorisce infatti una mobilità più sostenibile, incentivando gli spostamenti a piedi o in bicicletta e migliorando la qualità dell’aria.
Sfide di implementazione e tecnologie di supporto
Nonostante i benefici dimostrati, l’implementazione delle Zone 30 può incontrare ostacoli di natura tecnica, normativa e culturale.
In alcuni casi si sono verificate forme di opposizione sociale, come a Bologna, dove il ricorso presentato da una parte della categoria dei tassisti è stato inizialmente accolto dal TAR, ma successivamente annullato dal Consiglio di Stato, che ha riconosciuto la legittimità della misura a tutela della sicurezza stradale.
Un’altra criticità è rappresentata dalla scarsa informazione pubblica, che può rallentare l’adesione dei cittadini e generare resistenze. Per questo motivo, molte città accompagnano le misure strutturali con campagne di sensibilizzazione e partecipazione attiva.
A supporto dell’implementazione vengono impiegate anche diverse soluzioni tecnologiche, tra cui:
- rilevatori di velocità e cuscini berlinesi per la moderazione del traffico;
- sensori IoT per il monitoraggio dei flussi e delle condizioni stradali;
- app di feedback che favoriscono il dialogo tra cittadini e amministrazione.
In questo scenario, si inserisce anche Safe Join: lo specchio stradale antiappannamento e antigelo, alimentato da pannello fotovoltaico, ideale per migliorare la visibilità in punti critici città come incroci ciechi, ingressi scolastici e aree soggette a condensa o gelo.
Una soluzione tecnologica, sostenibile e facilmente installabile, perfettamente integrabile nei progetti di mobilità urbana orientati alla sicurezza e alla qualità dello spazio pubblico.
Da progetto a realtà: roadmap operativa per l’implementazione delle Zone 30
L’introduzione delle Zone 30 richiede una pianificazione strutturata, basata su criteri tecnici e obiettivi di sicurezza. Il processo può essere suddiviso in tre fasi operative:
- Analisi e pianificazione (1–3 mesi)
Identificazione delle aree prioritarie, definizione degli obiettivi, redazione delle ordinanze e pianificazione delle risorse disponibili. - Implementazione delle infrastrutture (3–6 mesi)
Installazione di segnaletica dedicata, dispositivi di moderazione del traffico e tecnologie di supporto. - Monitoraggio e ottimizzazione (continuo)
Raccolta dati su incidentalità, impatti ambientali e feedback dei cittadini.
Una strategia efficace si basa sulla capacità di integrare interventi fisici, soluzioni tecnologiche e ascolto del territorio, per garantire benefici duraturi nel tempo.
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